Il processo di investimento IV puntata: l’asset allocation (prima parte)

Nel lungo percorso per la costruzione di un portafoglio efficace, l’asset allocation è certamente un passo culminante. E’ la fase nella quale il capitale viene distribuito fra le aree d’investimento, definite appunto asset class, al fine di ottenere un bilanciamento tra rendimento e rischio coerente con gli obiettivi definiti.

La distribuzione del capitale in un mix di asset class sfrutta la propensione di attività differenti a comportarsi in maniera non omogenea in relazione alle diverse condizioni economiche e nella loro evoluzione temporale, offrendo pertanto rendimenti con bassi livelli di correlazione. Per questo motivo, come illustrato magistralmente da Markowitz (mettere link ad articolo precedente su fondidoc) la diversificazione degli investimenti consente di ridurre il rischio totale del portafoglio, lasciandone inalterato il rendimento.

Gli obiettivi finanziari dell’investitore, che possono essere di varia natura, sono riconducibili e sintetizzabili in tolleranza al rischio ed orizzonte temporale, fattori determinanti per la definizione della strategia di allocazione delle risorse.

Il grado di avversione al rischio, cioè la disponibilità dell’investitore a perdere tutto o in parte il capitale investito in cambio di potenziali rendimenti maggiori, influenza la scelta del peso delle macro asset class più rischiose da detenere in portafoglio. In generale, l’esposizione a strumenti finanziari obbligazionari ed altri strumenti poco volatili aumenterà al diminuire della propensione al rischio. La durata temporale dell’investimento (orizzonte temporale) ha anch’essa un’influenza analoga. Un orizzonte temporale lungo infatti, favorisce gli investimenti più rischiosi e volatili in relazione alla possibilità che l’investitore ha di attendere condizioni più favorevoli allo smobilizzo.

Fissati gli obiettivi, la costruzione del portafoglio può essere realizzata seguendo approcci differenti, utilizzabili, peraltro, anche in maniera integrata. Le metodologie disponibili sono infatti molteplici e non mutuamente esclusive.

Con asset allocation strategica ci si riferisce normalmente a scelte di lungo termine che costituiscono la struttura fondamentale del portafoglio modificata solo in occasione di mutamenti importanti di scenario. La rigidità di questa tipologia di scelte, tuttavia, può risultare limitante. In alternativa o in congiunzione ad essa è così spesso realizzata la cosiddetta asset allocation tattica, più flessibile e basata sulle opportunità d’investimento che si presentano nel breve-medio periodo a prescindere dalle visioni di fondo sui mercati e sui fattori che li determinano.

Un’altra distinzione tipica è quella tra l’asset allocation statica e quella dinamica. Nella prima il capitale ripartito fra gli investimenti rimane pressoché costante nel tempo. La tecnica buy-and-hold ne rappresenta il più semplice esempio, attuata tramite l’acquisto di un mix di strumenti finanziari e la loro detenzione fino alla scadenza dell’orizzonte temporale. Le strategie basate viceversa sul ribilanciamento e riallocamento delle risorse nel portafoglio in funzione dell’andamento dei mercati rientrano nell’asset allocation dinamica.

L’utilizzo di analisi top-down o bottom-up per la selezione degli specifici strumenti finanziari costituisce un ulteriore criterio di distinzione. Il processo d’investimento top-down parte dallo studio generale dei mercati globali, si sviluppa nell’analisi di categorie di investimento più ristrette come settori e micro-aree geografiche per concludersi con la scelta degli specifici strumenti finanziari in un percorso gerarchico che dal generale procede verso il particolare. La tattica d’investire invece in titoli con buone prospettive di crescita indipendentemente dall’andamento del settore o dell’area geografica di riferimento rientra, invece, in strategie di tipo bottom-up (link a fondidoc).

Infine, l’impiego di modelli quantitativi si contrappone alle scelte discrezionali con tutta la gamma di vie di mezzo che costituiscono la pratica riscontrabile nella realtà tanto nel risparmio gestito quanto negli investimenti individuali.

La classificazione illustrata, pur non esaustiva, mostra un’insieme di elementi che, congiuntamente, definiscono le caratteristiche del processo di selezione di portafoglio integrandosi tra loro e generando numerose e complesse metodologie di asset allocation. Nell’ambito del risparmio gestito, sia per la natura degli strumenti che per la tipologia di investitori, la prassi operativa fa generalmente riferimento a processi tendenzialmente top down, con una componente statica di fondo, periodicamente integrata da strategie di tipo tattico.

Focalizzandosi in quest’ambito, la teoria economico-finanziaria si è costantemente evoluta senza però mai allontanarsi troppo dai noti concetti della MPT (Modern Portfolio Theory), modello dal quale occorre necessariamente partire per illustrarne un esempio e comprenderne la natura.

Francesca Sivero

Centro Studi FIDA